Periodicamente saranno presentati racconti di scrittori e scrittrici in forma anonima seguiti da un questionario in cui dovrete indicare se secondo voi il racconto è stato scritto da un uomo o da una donna e di che fascia d’età. Potete votare una sola volta esprimendo due preferenze una per il sesso, l’altra per l’età, affidandovi esclusivamente al vostro intuito. L’intenzione di questo gioco è spazzare via ogni pregiudizio, un invito a leggere un testo letterario per quello che è, senza l’ingombro del nome, dell’età e soprattutto del genere sessuale del suo autore, spesso motivo di discriminazione. Al termine della settimana di votazioni verrà rivelato il nome dello scrittore o della scrittrice.
LA PRIMA COSA CATTIVA
È notte. Tutto è silenzioso in casa Goffredi, un piccolo appartamento al quinto piano, in Via degli angeli 32.
Anna è sdraiata sul suo letto e fissa il soffitto senza riuscire a prendere sonno. Conta le stelline luminose appiccicate al muro della sua cameretta cercando di non pensare a niente, gliele ha regalate suo padre “Queste funzionano meglio delle pecore” le aveva assicurato. Ha quasi 8 anni ma ha già un rapporto difficile con il sonno, non perché sia una bimba “diversa”, tutta la famiglia ha un rapporto complicato con il dormire da quando in casa è arrivato Bruno, il fratellino. Da quattro anni, ogni notte, reclama sua madre per le poppate prima, poi per chiederle l’acqua, compagnia, un’altra favola, una carezza, qualunque scusa pur di averla, il più possibile, vicino al letto.
Ginevra, la mamma, è (come tutta la famiglia d’altronde) stremata da queste notti interrotte, straziata dalle urla acute e persistenti del piccolo.
Tra la stanza di Anna e quella di suo fratello c’è una parete sottile, prima dormivano insieme ma alla fine era stato deciso di spostarla in quella che, per un breve periodo, era stata la stanza dove mamma dipingeva. A causa di Bruno, forse anche a causa sua (Anna non ne è sicura fino in fondo), Ginevra non dipinge più. È dimagrita, sfiorita, con Anna sempre più scostante, con il papà idem. Quasi hanno smesso di darsi i baci. Anna non ricorda quando ha visto i genitori baciarsi, forse mai, ma sa che lo fanno le persone che si amano.
Anche lei forse vorrebbe dare un bacio a quel Francesco, il ragazzino nuovo arrivato in classe ma non ha ben capito se si possa fare o meno. Bisogna chiedere il permesso per dare i baci? Mentre pensa e conta le stelline tentando di addormentarsi ecco il silenzio spezzarsi, come ogni notte. “Mammaaaa” il primo tentativo è sempre timido. La voce di Bruno oramai è perennemente roca considerato che passa anche le giornate ad urlare e diventare tutto rosso non appena non ottiene quello che vuole. “Mammaaaaaaaa” più forte, più lungo e più roco (o almeno così sembra ad Anna) il secondo richiamo: nessuno si muove in casa.
Ginevra è sveglia, Giorgio anche, ma quando sua moglie tenta come un’automa di alzarsi per andare ad accudire il figlio, lui la ferma.
“Sssshhhhhhh” le fa segno con il dito di fronte alle labbra. Hanno provato di tutto per calmarlo negli ultimi mesi, Giorgio ha provato a farlo giocare fino allo sfinimento, Ginevra preparato e somministrato biberon di camomilla, raccontato favole, fatto bagni caldi, massaggini alla schiena e ai piedi: nulla. Nulla era servito, nulla sembrava utile a sedare quel piccolo demonio. Bruno non dorme mai: Bruno chiama, pretende, e così alla fine, ottiene. Ogni notte, così da 4 anni. Meno che questa, pensa Giorgio guardando gli occhi di Ginevra lucidi e sfiniti. Ginevra, di solito restia ad ascoltare i consigli del marito sulla cura dei figli, questa volta desiste. È davvero sfiancata e l’unica cosa che desidera è dormire, anche solo una notte, tutta intera.
“Mammmmaaaaaaa” la voce gracchiante ma incredibilmente potente del bambino invade di nuovo il minuscolo corridoio che intercorre tra la stanza di Bruno e quella dei genitori. Ginevra e Giorgio rimangono immobili sperando che Bruno si stanchi, si riaddormenti da solo, rinunci. “Mammaaaaaa, vieni? Mammaaaaaaa”: rieccolo. Ora è arrivato anche il pianto, carico di rabbia, o paura per come la legge la sorellina. Rintanata sotto le lenzuola, Anna si mette le mani sulle orecchie, infila le sue piccole dita dentro i suoi minuscoli padiglioni, ma poco serve. Odia quelle grida, odia quel sentimento appiccicoso e denso che sente -in fondo in fondo, da qualche parte che non può raggiungere-. È controverso da gestire, capire, spiegare, fa male e basta ascoltarlo, e poi anche lei vorrebbe dormire.Tanto, a lungo, senza pause, senza la paura di essere svegliata da quello strazio.
“Mammaaaaaaa” ora la voce è nel corridoio, Bruno si è alzato e ciondola nella penombra della casa trascinando dietro a se la sua copertina sgualcita. Ginevra nella sua stanza vuole alzarsi, si svincola dalla presa decisa del marito, ma Giorgio è più veloce di lei.
“Ne abbiamo parlato, ora vado io. Non puoi essere schiava di un bambino”
Le luci dell’appartamento si accendono, Anna se ne accorge per la fessura della sua porta, rimasta come sempre aperta perché le fa ansia rimanere chiusa nel buio cieco della sua stanza. La voce di suo padre riempie la casa come un tuono.
“Torna a letto Bruno. Subito!”
Anna si alza dal letto e si mette a sbirciare, nascosta dietro la porta. Bruno piccolo e cicciotto fissa il padre con aria di sfida.
“Voglio la mamma”
“La mamma dorme e non può venire”
“Voglio la mamma. Spostati”
Bruno cerca di superare il padre, tenta di entrare nella stanza dei genitori ma Giorgio rimane immobile di fronte alla porta chiusa.
“Mammmmmaaaaa” Bruno urla disperato, batte i piedi e, come al solito, comincia a diventare tutto rosso in faccia e sembra quasi che non respiri più. Ginevra è seduta sul letto, stringe il lenzuolo tra le mani torturandolo, vorrebbe andare dal figlio, calmarlo, rimetterlo a letto ma il ricatto è troppo forte, oramai insopportabile.
“Bruno, smettila e torna a letto”
la voce di Giorgio rimane calma, serafica sopra i singhiozzi e il respiro strozzato del figlio. Anna continua a guardarli un po’ spaventata, senza muoversi, senza quasi respirare.
Improvvisamente Bruno prende coraggio e comincia a picchiare forte le mani contro le gambe del padre che solo a quel
punto lo prende in braccio spalancando la porta del bagno. Anna senza pensarci esce dalla stanza e li segue fermandosi sulla porta del bagno, il padre non se ne accorge e lei assiste ad una scena che per anni non riuscirà a decifrare, non fino in fondo quanto meno.
La vasca è vuota e Giorgio ci infila veloce il figlio completamente vestito. Bruno non capisce e per un attimo smette di gridare, si guarda intorno smarrito e poi riattacca fortissimo “Mammmmmaaaaaa” Bruno continua a ripetere quella parola come conoscesse solo quella. Giorgio allora prende il telefono della doccia e accende l’acqua, fortissima e fredda, sopra la sua testa. Bruno smette di piangere, di muoversi, di pretendere, di chiedere. Come d’improvviso spento, muto, sotto il getto violento che scende per interminabili secondi sulla sua testa. Anna fa capolino sulla porta
“Torna a letto tu!” Giorgio ha uno sguardo strano che sua figlia non ha mai visto e non sa riconoscere. Si vergogna, ma Anna non lo può capire, non ha mai visto suo padre vergognarsi. Ginevra a quel punto entra veloce in bagno, spegne la doccia e recupera il figlio che ora batte i denti e sussurra tra sé e sé. Lo asciuga, si scusa, tra i denti insulta Giorgio. Anna rimane spettatrice senza che nessuno le dica più niente, poi si gira e torna silenziosa verso la sua camera. Poco dopo, di nuovo Dentro il suo letto fissa il soffitto, conta le stelline ma ha prurito dentro la testa, le punge lo stomaco. Perche sta così? Non sa come, non sa nemmeno bene perché ma mai prima di allora aveva visto un adulto prendersela così con un bambino. Quello poi non è un adulto qualunque, è suo padre. Quello che dovrebbe proteggerla dal dolore, dalla paura, dalle cose brutte. Vero che Bruno è terribile, ma non è pur sempre un bambino? Anna non trova risposta alle domande che le riempiono la testa come una folla impazzita. Certo non chiamerà sua madre per farsi consolare, mica vuole una doccia lei.
Nel frattempo nella stanza affianco i singhiozzi di Bruno sono sempre più flebili. Giorgio entra piano nella stanza della bambina.
“Anna dormi?”
Nessuna risposta, rimane immobile.
“Domani ne parliamo e ti spiego. Ok?”
Nessuna risposta di nuovo, la porta che si socchiude, Giorgio se ne va.
È calato il silenzio in casa Goffredi, Anna si gira di schiena, non vuole più contare le stelline, non le piacciono più.
Bruno da quella notte non chiamerà mai più la mamma e Anna nonostante questo continuerà a non dormire.
Nata a Catania nel 1985. Oltre ai suoi libri ha scritto e interpretato i podcast Love Stories, di cui esistono tre stagioni, C’era una volta e c’è ancora e Pornazziper Storielibere. Collabora regolarmente con La Stampa, Tuttolibri e Specchio, dal 2011 ha una rubrica di astrologia sul settimanale Grazia. Nel 2020 ha fondato l’agenzia letteraria PAL / Piccola Agenzia Letteraria. Il suo ultimo libro, “Storia dei miei soldi”, è stato candidato al Premio Strega 2024.
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