Non saremo mai abbastanza grate a Elena Ferrante per aver saputo riportare alla luce due figure femminili che da decenni nessuno più osava ritrovare, che sono antichissime e che avranno sempre futuro davanti a sé. E grazie anche ai creativi e ai tecnici che realizzano la serie L’amica geniale tratta dai libri pubblicati da Edizioni E/O, e a chi decide di portare in prima serata sul primo canale un corso di educazione sentimentale per maschi e per femmine. È infatti nelle sfumature che riconosciamo tratti di noi stessi e in queste due donne così nette e al tempo stesso cangianti, troviamo una storia che ci è sempre appartenuta ed è una somiglianza che parla al nostro cuore e ci fa capire quanta complessità abiti in noi. 

La mia è la storia di Lenù, di ragazza dei margini nata in una famiglia che da una parte ti dà gli strumenti per emanciparti, dall’altra ti insulta perché sei diventata diversa da loro; sono lei quando guarda fuori dalla finestra mentre la madre le dice “Che ti credi? Di essere meglio di noi?”; sono lei quando pubblica il primo romanzo e le dicono di aver scritto delle porcherie e immagina questa folla di persone che le corre incontro con il libro in mano agitandolo come un sasso pronto a colpirla; sono lei quando si sposa e mette al mondo dei figli e vive nel tormento di non riuscire a fare la scrittrice perché è una madre e di non riuscire a fare la madre perché è una scrittrice; sono lei quando fugge ma resta sempre calma. Però sono anche Lila, anzi sono soprattutto Lila con le sue reazioni esagerate e violente, con le sue fragilità urlate a pieni polmoni, con la sua rabbia e la sua voglia di distruggere tutto ciò che funziona, anche solo per il gusto di vedere come è fatto dentro. Sono Lila aggressiva, sono Lila distrutta, sono Lila impazzita. Sono sempre due le istanze dentro una donna che l’esoterismo non ha esitato a mostrarci raffigurandole una con il volto de La Papessa, principio del tempo, riflessione e gestazione, l’altra con il volto de L’Imperatrice, principio dello spazio, del potere e della forza creativa e creatrice e anche disruttrice. E ripenso a Melania di Via col vento, a quanto ho odiato quel suo modo di incassare sempre tutto e far finta di soccombere quando in realtà aveva sempre lei in mano le redini della situazione, ed era lei a dirigere le vite degli altri, a trattenere e a respingere con violenza chi voleva o non voleva vicino a sé. E poi c’era Rossella, la viziata, capricciosa e insopportabile Rossella, vittima fiera, finta cattiva nella quale mi ritrovavo completamente, soprattutto quando non ha soldi e per farsi graziosa si confeziona un bell’abito con le ultime tende rimaste in casa. Quando ero molto giovane rifiutavo di riconoscermi uguale a una preferendo di somigliare all’altra, ero sempre disposta a cedere il passo alla donna che dentro di me ritenevo più interessante vivendo nel rifiuto di scoprirmi molteplice e vasta. Una ragazza non capisce chi vuole essere e solo invecchiando scopre che non deve operare nessuna scelta, che nel corso della vita è un continuo ritrovarsi e perdersi, scoprirsi ora giovane sconsiderata, ora vecchia saggia, timida e spregiudicata e in lei vi sono la forza, il dolore e la fragilità di tutte, l’amore di tutte. È per questo che Lenù e Lila parlano a tutte noi, perché sono in noi e noi siamo loro. E quando perdiamo quell’amica geniale che è annidata nel nostro petto e che un tempo aveva il nostro nome, solo per un momento sentiamo un atroce smarrimento, ma l’attimo dopo siamo disposte alla guerra e all’improvviso, eccola, la ritroviamo: lei che non ci aveva davvero mai abbandonato.  

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