Che nelle case abitate resti una scia delle persone che hanno vissuto lì prima di noi, non è un mistero. Chiamali fantasmi, chiamala energia o onde elettromagnetiche, è del tutto indifferente. In ogni casa vengono lasciate impronte invisibili, che tu ne sia cosciente o meno. I più sensibili le sentono, le vedono, i più impressionabili sostengono di aver visto lo spirito di una vecchia antenata e i più audaci addirittura ci comunicano.  Si affida alla magia il compito di cancellare le tracce: spargendo sale negli angoli, affumicando le sale con la salvia, accendendo candele e incensi, cantando a voce alta. Sono tutte tecniche valide, da quel momento lo spazio sarà libero da ogni impurità e il nuovo abitante potrà occuparlo serenamente. Affaticarsi tanto contro l’invisibile, tuttavia, fa spesso dimenticare che continuano a esistere cose visibilissime a occhio nudo, di cui nemmeno più ci accorgiamo, come quando si legge un testo facendo attenzione solo a ciò che si nasconde fra le righe, ovvero ignorando i fatti facendo affidamento solo al significato. 

Nelle case in cui ho abitato, animate da tanta materia invisibile di cui negli anni mi sono sempre meno occupata e preoccupata, ho sempre trovato oggetti appartenuti ai vecchi proprietari, lasciati lì non per dimenticanza o disattenzione, ma per volontà. Io stessa so di aver lasciato di proposito delle cose negli appartamenti in cui ho passato parte della mia vita: un imponente lampadario, una regale vasca da bagno con le zampe di leone, una miserabilissima ma ancora funzionante sedia. Potevo portarli con me nella nuova casa, volendo, potevo mettere il lampadario sopra il tavolo da pranzo, la vasca in terrazzo e usarla come fioriera, la sedia in cucina. Potevo, ma non ho voluto e ancora oggi non riesco a comprenderne la ragione. Quando poi sono arrivata nel nuovo appartamento, ho trovato altrettanti oggetti dimenticati: un’insalatiera di ceramica di Caltagirone, integra, bellissima, di un certo valore; un innaffiatoio vintage di metallo, una cartolina raffigurante il tetto di una città sopra cui stavano appollaiati decine di gatti e, anche qui, una sedia ancora adatta all’uso, persino più bella di quella che avevo abbandonato io. La signora che mi ha venduto l’appartamento aveva un ottimo gusto, e questo è stato uno dei motivi per cui quando ho visto questa casa me ne sono innamorata perché la bellezza, quando passa, lascia anch’essa una traccia e ricostruire dove c’è stata la grazia è più facile e stimolante che farlo dove c’è stata bruttura. Se gli oggetti lasciati dalla signora E. sono fra le cose più care che posseggo, è perché costituiscono un’eredità imprevista, un dono del passato fatto da una persona pressoché sconosciuta con la quale non condivido sangue né cognome. È la vita altrui che si innesta alla mia, è la molteplicità di storie che si intrecciano alle mie. Da dove arriva l’insalatiera? Un viaggio che lei ha compiuto, portandosi dietro quel souvenir? O è il ricordo di un altrui viaggio, di un’amica, di una figlia? Quell’annaffiatoio misterioso, che un po’ ricorda il Marocco ma anche la Provenza e che ho lasciato esattamente nello stesso punto in cui l’ho trovato ormai undici anni fa, da dove viene? Quante piante avrà nutrito? La sedia l’ho usata come comodino per molti mesi, quando ancora non ne avevo uno, poi l’ho usata come fioriera in terrazzo. E la cartolina, dove dietro ci sono gli scarabocchi dei piccoli nipoti della signora E., è conservata gelosamente fra le mie carte personali, fra la tessera elettorale e il certificato di nascita. Perché tengo queste cose? Perché, come dicevo, sono la memoria di qualcun altro che adesso è diventata anche la mia. Non sono come gli oggetti che si comprano al mercatino dell’usato, perché quando una cosa decidi di venderla significa che non è più tua, che te ne vuoi sbarazzare e diventa di qualcun altro, ma la transazione economica ha azzerato la storia, cancellato i sentimenti e le tracce. Un oggetto lasciato di proposito in una casa, è un oggetto che non vuole essere dimenticato, è un oggetto che si farà carico di tutti i significati e di tutte le storie delle famiglie che lo toccano e lo usano. È un oggetto che lasciamo per essere ricordati dalle case che abbiamo amato e per non lasciarle mai più, nemmeno quando ce ne saremo andati a vivere altrove. Sono i nostri horcrux, frammenti di anima che lasciamo nel mondo. 

Posted in ArticoliTagged
Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta