“Io sono con te” è un patto silenzioso fra madre e figlio, un atto di forza, di coraggio e di saggezza che contiene e consola come solo alcune madri sono capaci. A Miriam, la ragazza che ha cambiato il mondo, basta questo per rassicurare il piccolo Gesù, figlio come tutti i figli, in cerca di protezione e conforto: solo una madre senza paura può dare al mondo un figlio che non diffonde, e non trattiene, terrore.

Il vantaggio è generazionale. Ogni giovane madre a contatto con la propria natura infantile ha la capacità di comprendere il mondo del suo piccolo, a sostenerlo, libera dal fardello delle responsabilità spesso solo immaginate o immaginarie.

Miriam, intanto, chiarisce immediatamente il suo ruolo all’interno della famiglia: Giuseppe è una figura messa in secondo piano, perché a lui spetta l’incarico del maschio impaurito, incapace di fronteggiare l’ignoto. Accoglie la giovane moglie nella sua casa ma non riesce a imporle l’autorità. Difficile trasformare la selvatichezza di una donna in rassegnata subordinazione, neanche i severi uomini del tempio riescono a spegnere un sorriso giovane per sempre, anche quando l’età avanza.

La scena più esemplare è quella in cui si vede il piccolo Gesù camminare sul bordo del pozzo, in una chiara metafora evangelica del Gesù che cammina sulle acque. L’acqua, principio femminile che conduce immediatamente al tema della maternità, non spaventa Gesù. Miriam è poco distante dal bambino, lo osserva poco ma con attenzione, non corre verso di lui, non lo chiama: si fida, sa che suo figlio non è uno sprovveduto; e non perché divino, non perché eccezionale. Sono gli uomini a considerare straordinario, mitologico, l’evento. Gli uomini, che non conoscono il patto “io sono con te, anche quando non ti sono vicino”, si meravigliano. Loro, che conoscono solo l’imposizione del “tu DEVI stare con me”, si riuniscono addirittura in consiglio. Le donne, molte, si indignano. Eppure è proprio quella serenità a fare di Gesù l’uomo che fece della compassione e della solidarietà il legame fra il sé e tutte le cose. L’invito alla riflessione di Guido Chiesa è proprio questo: Gesù sarebbe stato un uomo diverso se diversa fosse stata la madre? Ogni figlio, dopotutto, è il frutto non solo di un sentimento e di un corpo, ma di un preciso atteggiamento pedagogico, razionale o involontario che sia. Miriam, certamente, non educa il figlio seguendo quelle che sono le regole del suo tempo, ma lo educa alla vita partendo dalla vita stessa, con tutta la spensieratezza, la gioio sono con te recensioneia e la costanza che ogni figlio si augura di trovare nella propria madre.

Pastorella e donna saggia, femmina indomita e devota a Dio, Miriam non è più la vergine eterea e succube: in questo film rappresenta la volontà femminile, la forza, l’integrità e soprattutto la sconcertante modernità. Femminista e femminile senza porsi il problema del suo ruolo sociale e familiare: lei è, semplicemente, una che sceglie senza cadere nello sconforto e nel rimorso.

E’ lei la grande madre, una luce di saggezza e di speranza ben piantata dentro tutti noi e che spesso oscuriamo o tendiamo a ignorare. Se seguiamo quella luce, siamo tutti Gesù, tutti figli di Maria.

– Melissa

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0 thoughts on ““Io sono con te” di Guido Chiesa – recensione su GQ Commenti

E’ una bella recensione, Melissa.
L’illustrazione della trama non è separata dall’opinione personale e dalle varie e coerenti tue osservazioni, deduzioni, suggestioni. Questo potrebbe essere visto come un limite, un difetto, mentre a mio parere è una soluzione spontanea adottata dalla tua intelligenza e sensibilità per meglio rendere l’idea complessiva che vuoi esprimere; partendo dall’insieme delle idee di base per poi procedere tramite piccoli approfondimenti direi liberamente associati e integrati attorno alla questione centrale che ti preme emerga. Un approccio indiscutibilmente da scrittrice, da artista, da osservatrice acuta attenta ai significati e valori simbolici e all’impressione generante il colorato quadro e/o ritratto d’assieme.
Il discorsivo tono è al contempo simpaticamente dotto e trae vigore persuasivo coinvolgente da un’innata tua capacità di mettere in collegamento le tue spesso non banali né superficiali intuizioni.
Bello o brutto sia il film, invogli ad andarlo a vedere. Perché a te è onestamente piaciuto, lo hai trovato significativo, perciò il lettore si fida e segue il tuo sottinteso (senza alcuna forzatura di stampo promozionale) invito. Un lieve gentile invito non detto, garbato eppure generosamente schiettamente forte e caloroso. Sempre con genuina elegante voglia di rendere partecipi della propria appassionata curiosità e desiderio di conoscere, far conoscere e condividere.
Brava.
Illumini con sapiente dolcezza.

Santino

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Ciao Melissa.
E’ la prima volta che posto sul tuo blog e scusa se lascio un commento OT ma volevo segnalarti una iniziativa vergognosa dell’assessore alla cultura della Provincia di Venezia
http://ilgazzettino.it/articolo.php?id=134755&sez=NORDEST
Ti lascio un interessante post di Wu Ming che ne parla:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=2572
Qualunque cosa si pensi del caso Battisti questa censura contro scrittori “sgraditi” è una roba fascista e inaccettabile

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E’ con grande dolore che prendo atto che, pur dando spazio alla religione di voi infedeli, non vedo controbilanciare con un bell’articolo sull’Unica Vera Religione: il Maomettanesimo.
In secondo luogo, noto con sconcerto che voi femmine non viventi alla Luce del Profeta osate procurarvi il couscous quotidiano scrivendo addirittura libri(!): attività indegna per una femmina, dalle nostre parti. Da noi, infatti, una buona e virtuosa femmina Maomettana deve:
1) Pregare Allah;
2) Spazzare via la sabbia dalla soglia di casa;
3) Ripeti punto 1;
4) Preparare il couscous;
5) Ripeti punto 1;
6) Raccogliere i datteri;
7) Ripeti punto 1;
8) Mungere i cammelli per ottenere il latte di cocco (niente dubbi: è un dogma di fede);
e 9) Ripeti punto 1;
tutto ciò nella Gloria del Profeta!
Confidando in un futuro controbilanciamento con un bell’articolo sul Maomettanesimo e in una tua redenzione (perché scrivere ancora? C’è già il Corano!), ti saluto.
Salamelecco!

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Nata a Catania nel 1985. Oltre ai suoi libri ha scritto e interpretato i podcast Love Stories, di cui esistono tre stagioni, C’era una volta e c’è ancora e Pornazzi per Storielibere. Collabora regolarmente con La Stampa, Tuttolibri e Specchio, dal 2011 ha una rubrica di astrologia sul settimanale Grazia. Nel 2020 ha fondato l’agenzia letteraria PAL / Piccola Agenzia Letteraria. Il suo ultimo libro, “Storia dei miei soldi”, è stato candidato al Premio Strega 2024.

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