In un luogo lontano, nascosto tra rovi e cespugli, sorge un piccolo regno dove vivono fate ed elfi. Ogni cosa in quel luogo è molto, molto piccola. Questa è la sigla iniziale che non è cantata ma narrata, non esistono canzoni nel piccolo regno ma solo qualche fatato scampanellio fra un cambio scena e l’altro. I produttori sono gli stessi della famosa Peppa Pig e se proprio si fa attenzione si scorgono delle caratteristiche comuni: i colori pieni, accesi e complementari, i personaggi che si presentano a ogni inizio puntata, tutti ingredienti di cui i piccolissimi in età prescolare vanno particolarmente ghiotti. I protagonisti sono Ben, un bimbo elfo, e Holly, principessina figlia di Re Cardo e della Regina Cardo, un papà e una mamma poco affettuosi e capricciosi e tuttavia innocui. Le cure di Holly e delle due pestifere sorelline minori sono affidate a Tata Susina, una fata con carrè nero e bacchetta magica sempre a portata di mano che fa le pulizie canticchiando e combinando un sacco di pasticci. Il piccolo Ben, rosso di capelli e con berretto ornato di foglie di bosco, vive nel Grande Albero insieme alla propria famiglia, un condominio stipato di elfi proletari che fanno affidamento sul Vecchio Saggio Elfo, direttore della scuola e della fabbrica dei giocattoli degli elfi che, appunto, sono tutti efficientissimi operai. Gli elfi sanno aggiustare e costruire qualsiasi cosa con perizia e pazienza, sono veri artigiani. Molto orgogliosi del proprio talento, tutte le volte che dimostrano di essere riusciti a fare qualcosa suonano una trombetta che tirano fuori dalla tasca esclamando: “Perché io sono un elfo!”. Considerano la magia un mezzuccio per arrivare ai propri obiettivi e, sebbene siano amici delle fate, rifiutano categoricamente tutto ciò che si ottiene con l’uso delle bacchette, dell’intuito e quindi, a parer loro, dell’inganno. I siparietti fra Tata Susina e Vecchio Saggio Elfo sono irresistibili, una crasi fra Sandra e Raimondo e Mago Merlino e Maga Magò: lui razionale, affilato, sarcastico, irascibile, lei svagata, permalosa, ingenua, intuitiva e creativa. Se vuoi spiegare a una bambina o a un bambino che cosa siano il principio femminile e il principio maschile, presenti nelle nostre identità di uomini e di donne dall’inizio dei tempi e sempre validi anche se i sessi si moltiplicano e fluidificano, guardare Il piccolo regno di Ben e Holly si rende necessario a dimostrazione che esistono due emisferi cerebrali, la magia e il raziocinio, l’arte e l’artigianato, il caos e il cosmo, il sole e la luna, la terra e il cielo.
I sovrani Cardo sono, manco a dirlo, molto ricchi. Regina Cardo si fa recapitare deliziosi servizi da tè in finissima porcellana per il semplice gusto di collezionarli, mentre i signori elfi vivono in pratiche cucine stile IKEA, viaggiano su utilitarie e non sono mai stanchi di lavorare: sono i lavoratori prima dei sindacati, prima delle lotte operaie, prima delle rivendicazioni e degli scioperi. Felicissimi di servire anche se non hanno un vero e proprio capo e Re Cardo è un sovrano di facciata, forse non riscuote nemmeno le tasse, si limita a partecipare a noiose inaugurazioni e a farsi costruire immensi campi da golf che però gli elfi ammettono di non saper fare e in quel caso si devono chiamare gli gnomi, a detta loro carpentieri migliori. Gli gnomi sono però dei mollaccioni, danno ordini agli elfi mentre si strafogano di cibo e schiacciano pisolini sopra le sdraio. Se ci sono degli sfruttatori sono loro, gli gnomi. Si tratti di uno dei cartoni più unisex della tv dove i protagonisti sono un maschio e un femmina e gli altri personaggi intessono una dialettica interessante per noi grandi che guardiamo e molto costruttiva per i piccoli che così capiscono che è dal 2 che hanno origine tutte le cose, non dall’1. È una serie che ha avuto una vita breve, solo dal 2009 al 2013, e non si capisce bene perché, dentro ci sono abbastanza intelligenza, abbastanza natura, abbastanza amicizia e abbastanza ironia da far innamorare chiunque e se tuo figlio o tua figlia lo elegge a cartone preferito al posto della sorella Peppa (ne parlerò, nessuno ha scampo) che, a mio parere, ha molti più limiti e meno guizzi, puoi tirare un sospiro di sollievo perché non ti toccherà passare 11 minuti (durata di ogni episodio) di noia e orrore, ma saranno minuti ben spesi, come quelli che abbiamo passato a guardare Casa Vianello.