I buoni rapporti che Valerie Trierweiler chiede di mantenere all’ormai ex compagno Francois Hollande li conosco molto bene: sono finti. Ho
sempre sostenuto di essere una ex fidanzata molto perbene, ma ciò non significa che io non parli malissimo alle spalle dei miei ex. Sono un’ipocrita come sono sicura lo siano anche loro. Il risentimento verso un ex, anche quando la storia non è finita così male, non è che un’arma per difenderci dalla nostra vulnerabilità. Chi ha fatto parte della nostra vita ha il prezioso (e ferocissimo) dono di mostrarci l’intero film dei nostri errori, di tutti i fallimenti, ci mostra chi eravamo anche quando siamo o stiamo provando a essere completamente nuovi. L’ex è la nostra partita persa, quella su cui avevamo scommesso tutto; per quanto ci sforziamo di rimanere in buoni rapporti con la persona che abbiamo amato e per la quale nutriamo ancora dell’affetto, non riusciamo a svincolarci dal senso di fallimento che quella persona ci ispira.
Rimanere amica di un ex è facilissimo quando si è molto giovani e anche i fallimenti sono visti come opportunità. Quasi tutti quelli che conosco, compresa me, hanno rapporti praticamente fraterni con il primo amore: è quello che ha fatto meno male, dopotutto, quello che è andato via regalandoci la nostra prima e importante cicatrice. La separazione con il primo amore, per quanto traumatica, è la più dolce di tutte e rappresenta in qualche modo il nostro ingresso nella vita adulta. Diventando adulti, quindi meno disposti a perdere, ci concediamo sempre meno possibilità di sbagliare: il tempo diminuisce, la vita è più amara, conosciamo perfettamente la meccanica dell’amore e sappiamo che a ogni scelta corrisponde una conseguenza. Siamo fregati. Diventiamo fragili e a volte cattivi. Le storie d’amore intanto si susseguono e ci ritroviamo molto più impacciati e inesperti di prima. Più duri e quindi più falsi quando pronunciamo la fatidica frase “rimaniamo in buoni rapporti”. Si può certamente rimanere amici quando i progetti che si erano reciprocamente promessi di realizzare sono stati realizzati, nessuna recriminazione, nessun rimpianto; oppure, quando il rapporto fra i due non prevedeva affatto progetti. Ma se per caso un ex amante non ha dato all’altra quello che all’inizio della storia aveva promesso, l’impossibilità di costruire un sano rapporto di amicizia è praticamente certa. Ci sono, poi, quelli che dicono “riproviamoci”, un invito che è una sentenza di morte il cui sotto testo suona più o meno così “visto che tu mi hai fatto male, dammi una possibilità perché io possa fare male a te e dimostrarti che avermi deluso e ferito è stato un gravissimo errore che ti farò pagare nei tempi e nei modi a me congeniali”. Tante lacrime, fiumi di sangue.
E’ inoltre scientificamente dimostrato che prima o poi un ex si rifarà vivo sotto le mentite spoglie di principe o principessa della fiaba a lieto fine. Cercherà di sedurre, ammaliare, sarà molto gentile e prodigo di complimenti, ovvero sarà quella persona che non è mai stata mentre eravate assieme, altrimenti non l’avresti lasciata. Di solito, un ex che si riavvicina anche dopo mesi o addirittura anni dalla separazione lo fa perché è infelice della propria vita: si crogiola nei ricordi del passato evitando però i ricordi brutti. Pensa che, dopotutto, non eri così male. Almeno, rispetto alla fauna di cui si circonda attualmente, eri di gran lunga meglio tu. Manco fossimo al mercato.
Poi c’è la stima, l’elemento più importante. Non sempre, ma molte delle mie storie sono finite per un crollo vertiginoso di stima nei confronti della persona con cui stavo. Non solo non mi piaceva più, da nessun punto di vista, ma lo trovavo anche umanamente trascurabile. Quindi perché dovrei rimanere amica di una persona che non stimo, che reputo inconsistente, priva di valore? Cosa mi dovrei aspettare da qualcuno che non solo mi ha fatto male ma mi ha anche dimostrato di essere, diciamolo, un po’ inutile?
L’espressione “rimaniamo in buoni rapporti” ha un sapore vagamente borghese, odore di gentilezze antiche ma prive di contenuto, una formula da galateo sentimentale che a volte funziona, altre volte no. Di solito, chi la pronuncia, non ha estremo interesse che i rapporti futuri siano buoni. Chi la pronuncia sta nel limbo, non sta né nell’amore né nell’odio, sta in quel luogo in cui l’amore è scomparso da molto, molto tempo, addirittura prima che la storia effettivamente finisse.