Hysteria di Tanya Wexler è un’intelligente commedia sulla nascita del vibratore nell’Inghilterra vittoriana, dove una nuova coscienza femminile cercava di sovvertire le regole di una società rigida e puritana attraverso il movimento delle suffragette. E’ una pellicola estremamente istruttiva per chi ancora oggi pensa che il piacere femminile sia sconveniente o che la sua assenza non sia causa di grande infelicità. Mi ha ricordato di quando, adolescente, frequentavo Donna Ina, un’aristocratica signora di ottantasei anni che vedova e senza prole aveva lasciato la propria grande villa liberty al centro di Catania per trasferirsi nel modesto appartamento della sua infermiera, un’amica di mia madre. Se ne stava tutto il giorno seduta sul divano del salotto, elegantissima: scarpe e borsetta in coccodrillo battuto, tailleur tagliati su misura, capelli argentei in piega, rossetto rosso su labbra di cartapesta. Io raggiungevo Donna Ina in salotto e sedute una di fronte all’altra leggevamo poesie, romanzi, mi parlava dei suoi ricordi di gioventù perché mi ero messa in testa di scrivere un romanzo su di lei. Era stata sposata due volte e avuto un certo numero di amanti. Fu da lei che imparai il significato del termine parossismo. “E’ come l’eruzione dell’Etna, solo che avviene dentro la pancia”, diceva indicando il vulcano visibile oltre la finestra.
Un giorno tirò fuori dalla borsetta un oggetto. Era lungo, color rosa cipria, e a me sembrava una gigantesca supposta. “Questo” disse, “lo uso da quando non ho più l’età per avere un amante. L’ultima volta che ho fatto l’amore è stato a sessantasette anni”. Mi spiegò che quell’oggetto che chiamava vibratore le permetteva di riportare il piacere alla memoria del corpo “Quando lo uso penso agli uomini del mio passato ed è come averli lì, su di me. E poi mi rilassa, mi rasserena”.
Fino al 1952 l’isteria era inclusa nell’elenco dei disturbi mentali. Le donne isteriche o uterine presentavano sintomi quali sonnambulismo, sbalzi d’umore, variazioni di peso ed erano accomunate da una potente quanto indefinibile sensazione d’infelicità. Quasi tutte erano vedove o sposate a uomini poco abili nelle faccende dell’amore e d’altra parte la cultura, per molti secoli, non ha concesso alle donne il diritto al piacere. Purtroppo non abbiamo testimonianze di donne che bastavano a se stesse garantendosi in forma privata quel piacere negato dal talamo coniugale: la masturbazione femminile è un tabù persino oggi, epoca della liberazione sessuale. Sono state le donne selvagge a riconoscere nel godimento l’unica arma capace di sconfiggere la malinconia: dalle streghe del medioevo alle indomite ragazze che negli anni 70 riempivano le strade, tutte le donne che hanno riconosciuto nel parossismo l’antico potere femminile di creazione sono state bruciate, giudicate, condannate. Il primo vibratore brevettato da Mortimer Granville, nel film un goffo medico col volto di Hugh Dancy, non viene utilizzato per regalare piacere a creature depresse, ma per curare una malattia che in pratica non è mai esistita. La suffragette Charlotte, interpretata dalla bravissima Maggie Gyllenhaal, prova a spiegare al giovane Mortimer che se le donne potessero esprimere desideri e coltivare la propria autenticità, non ci sarebbero tristi casalinghe da far sdraiare su un lettino a gambe in aria per sottoporle a noiosissimi sfregamenti, perché tutte saprebbero come garantirsi gioia e amore da sole, in compagnia o con un rivoluzionario massaggiatore pelvico.
0 thoughts on “Hysteria, l’invenzione del vibratore – Vanity Fair” Commenti
V. V.
bellissimo articolo!
Gabriele Vitella Gabriele Vitella
Il film sta per uscire (il 24, mi pare di aver letto)… Immagino tu l’abbia visto in anteprima.
Non so, a naso mi pare più interessante “A dangerous method” (peraltro in uscita in dvd ora, se non vado errato). Sembra un paragone azzardato, ma entrambi i film parlano di sperimentazione medico-scientifica in periodi piuttosto vicini tra loro. Di sicuro “Hysteria” sarà scanzonato e divertente. Lo è davvero o è la solita pellicola che promette tanto e lascia un retrogusto amaro alla fine?
BlackPitbull BlackPitbull
La cosa che mi rattrista è che con una donna puoi parlare di vibratori, con la stessa perizia tecnica con cui si potrebbe discutere di auto con un uomo. Perchè mi rattrista? Perchè noi uomini, nonostante abbiamo un 3/4000 anni di vantaggio rispetto a voi (in ambito di libertà sessuale),davanti ad un dildo abbiamo la stessa reazione che hanno i bambini quando pronunciano sottovoce la parola “cacca”.
Sarà dovuto al fatto che il pene ce l’abbiamo lì, in mezzo alle gambe,a nostra disposizione senza troppi contorsionismi, il motivo per cui il piacere ci sembra così ovvio e a volte anche banale?O ad altri motivi che al momento mi sfuggono?
Ale Sppraz Ale Sppraz
E’ “invidia del pene”. L’idea che si possa essere messi da parte, in quanto superflui al piacere femminile, è terrificante per un maschio. Il potere maschile si basa solamente sulla capacità sessuale. Tolta questa non rimane niente.
Sempre che non ci sia nient’altro da proporre…
unagattaincucinaleria unagattaincucinaleria
Ma questo devo vederlo.
Tra l’altro Maggie Gyllenhaal, la trovo perfetta in questo tipo di ruolo. Così come quello interpretato in “Secretary”.