Le 470 pagine di Cromorama di Riccardo Falcinelli (Einaudi Stile Libero, 24 euro), arricchite da immagini e grafici, si leggono come si guarderebbe una serie televisiva. Con un linguaggio pop ed estremamente accurato, Falcinelli racconta il valore che il colore ha e ha avuto nella società nel corso della storia e come questo abbia influenzato non solo la nostra percezione, ma in certi casi abbia definito la cultura del tempo. Il colore non è mai un caso e men che meno lo era quando non era possibile recarsi in un negozio di belle arti a comprare un tubetto del colore preferito dall’artista. Quando i colori ancora si macinavano e trituravano, estratti dalle sostanze disponibili in natura, la scelta non era mai dettata semplicemente da un gusto o da un’esigenza estetica: il colore diventava personaggio, aggiungeva frasi al racconto, definiva un concetto. Se ci siamo sempre chiesti (o forse mai, abituati a registrare passivamente informazioni) come mai la Madonna dai dipinti rinascimentali in poi abbia il velo o il mantello blu, Falcinelli ce lo spiega: il blu oltremare (ultramarino, ovvero proveniva dall’Oriente raggiungendo l’Occidente per la Via della Seta) era un colore preziosissimo, difficile da estrarre e quindi costoso. Non poteva, insomma, essere sprecato. Usare quel colore sul mantello della Vergine era come adornarla di una gemma rara capace di farci intendere quanto la figura rappresentata fosse speciale, appunto, rara. Un racconto nel racconto.
Cromorama è anche un libro sull’amore. Prendiamo il bellissimo capitolo “Verde vertigine” in cui si analizza l’uso che Alfred Hitchcock ha fatto del colore nel suo capolavoro “Vertigo”. Il personaggio di Scottie (interpretato da James Stewart) indossa quasi sempre abiti marroni, è circondato da oggetti, mobili marroni. L’unico momento in cui lo vediamo indossare un altro colore, un maglione verde, è in un momento di intimità in casa propria. Nella stessa scena c’è Madeleine (Kim Novak) eccezionalmente vestita di rosso, indossa infatti una vestaglia che Scottie le ha prestato. Madeleine è vestita di grigio, un grigio freddo, glaciale, come i suoi capelli platino e la pelle diafana. Eppure, nella prima scena in cui Madeleine appare nel film, la vediamo indossare una lunga stola verde. Scottie si innamora di Madeleine, ma la donna muore suicidandosi. Qualche tempo dopo Scottie incontra un’altra donna, Judie (sempre Kim Novak): una bellezza calda, naturale, un po’ arruffata, vestita di verde. Judie è Madeleine, ovvero Madeleine non era che la maschera che Judie aveva indossato per incastrare Scottie. Judie attrae Scottie, e Scottie riconosce in lei evidenti somiglianze con Madeleine, ma con un’eccezione: Madeleine è grigia, Judie è verde. Scottie è un uomo intrinsecamente rosso (sua la vestaglia da camera prestata a Madeleine) che finge di essere marrone; Judie è una donna intrinsecamente verde che finge di essere grigia. Verde e rosso sono due colori complementari e come tutti gli opposti si attraggono. Ma chi ha il coraggio di definirsi per quello che effettivamente è? Non certo Scottie, che rifiuta la sua rossezza e quindi rifiuta la verdezza di Judie, alla quale chiede di travestirsi da Madeleine, diventare cioè grigia. Ritornare, quindi, a indossare una maschera. L’illusione del colore è l’illusione d’amore. Sono rosso ma mi sento marrone quindi amo una donna grigia che però in realtà è verde e che non voglio mai più vedere verde per non ricordarmi che io sono rosso. Un bel casino, no? Che amore sarebbe altrimenti?
Riccardo Falcinelli (1973) è uno dei piú apprezzati visual designer sulla scena della grafica italiana, che ha contribuito a innovare progettando libri e collane per diversi editori. Insegna Psicologia della percezione presso la facoltà di Design ISIA di Roma. Insieme a Marta Poggi, è autore dei graphic novel Cardiaferrania (minimum fax 2000), Grafogrifo (Einaudi Stile Libero 2004) e L’allegra fattoria (minimum fax 2007). Nel 2011 ha pubblicato con Stampa Alternativa & Graffiti Guardare. Pensare. Progettare. Neuroscienze per il design. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato Critica portatile al visual design (2014) e Cromorama (2017). Suo è l’attuale progetto grafico di Einaudi Stile Libero.
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