C’è stato un tempo in cui ho pensato di stipulare un’assicurazione sulle mie mani, così come certe rockstar ne fanno sulle proprie orecchie. Senza mani non potrei lavorare, naturalmente, o perlomeno non potrei lavorare così come sono abituata a fare. Potrei dettare le mie cose a qualcuno, oppure spendere un po’ di soldi per uno di quegli aggeggi che tu parli e loro trascrivono in tempo reale. Ma meglio l’assicurazione: cadessi in disgrazia potrei chiedere ad un amico di darmi una martellata sulle dita così da incassare il premio assicurativo e non dovermi più preoccupare di lavorare. Una strega un giorno mi disse che con le mani che mi ritrovo l’unica cosa che potrei davvero fare è scrivere. Ho seguito il consiglio, eliminando negli anni tutta una serie di interessi che con la manualità hanno poco a che fare. Le mani sono il simbolo di chi dipinge, di chi suona e di chi scrive: mentre spesso i pittori si ritrovano mani grandi e nodose, propriamente artigianali, i musicisti hanno spesso mani sottili e delicate, estremamente sensibili. Gli scrittori hanno mani d’artigiani che tentano di elevarsi alla propria natura. Incapaci di accettare l’idea di avere un corpo, gli scrittori hanno uno strano rapporto con le proprie mani. Per esempio, molti di loro hanno abbandonato la pratica di scrivere a mano, relegando agli arti superiori il triste e unico ruolo di tramite: come un postino, le mani trasferiscono i pensieri da un luogo (la mente) a un altro (il foglio)i. Ma una mano che tiene in mano una penna è una mano più felice di un’altra che batte una tastiera. E’ nella mano che si muove, in fretta o lentamente, con grandi gesti o piccoli passi, che si nasconde l’arte. Pestare ritmicamente sui tasti è un processo industriale, fra stantuffi e martellate, ricorda più l’elaborazione di un algoritmo che una creazione letteraria.
Io i miei libri li scrivo a mano. Questa rubrica su GQ, altre collaborazioni, le scrivo al computer: sono il vero lavoro, è necessario calarsi nella parte dell’operaia, scandire il tempo con il ticchettio della tastiera. Ormai privi di identità cancelliamo gli ultimi segni di riconoscimento, le impronte digitali, utilizzando le nostre dita per scrivere, pigiare tasti del telefono, appiattendo i solchi ormai visibili solo con la prova dell’inchiostro.
Cos’è che hanno di sbagliato le nostre mani? Siamo stati cresciuti con un’educazione cattolica, il cui dogma impedisce agli uomini di utilizzare le proprie mani per scopi onanistici. E’ questo un modo eccellente per separare l’uomo dalle sue mani, vederle come nemici della propria natura, non come parte di un corpo sano e desiderante, corpo di carne e di mani. Separare un uomo dalle proprie mani dovrebbe essere reato.
Fin da piccola ho sempre fatto fatica ad applaudire, e ho sempre dato all’applauso un nome diverso, lo chiamo “esposizioni di mani”.
“Ecco che adesso comincia l’esposizione di mani”, penso ogni volta che vado ad un comizio o uno scrittore finisce di leggere il suo paragrafo ad una presentazione. E’ un momento che non sopporto perché, come i piedi, le mani andrebbero esibite solo in momenti precisi, soprattutto per le donne. Non sono improvvisamente diventata una moralista né ho alcun interesse per il galateo né per la buona educazione, ma se le donne imparassero a nascondere le proprie mani, anche al compagno, gli uomini scoprirebbero facilmente il gusto della conquista, sperimenterebbero il fascino del mistero. Il motivo sembrerà bizzarro, ma invito tutti a fare dei semplici test con le proprie amiche, amanti e mogli: guardate la vagina della vostra compagna, poi le sue mani. All’inizio vi sembrerà che non abbiano niente in comune, ma prestate attenzione: l’ampiezza del palmo è equivalente all’ampiezza del monte di Venere, la larghezza delle dita unite corrisponde alla capacità di “contenimento” della femmina. Consiglio quindi di presentarsi al primo appuntamento o tutte le volte che si ha voglia di far impazzire un uomo con un bel paio di guantini: il successo è assicurato.
Per le mani degli uomini è indispensabile sapere una sola cosa: gli uomini che toccano poco gli oggetti, dal bicchiere di vino che stanno bevendo o la penna poggiata sulla loro scrivania, sono uomini poco sensuali. Fate molta attenzione, donne, dove gli uomini mettono le mani e quanto tempo indugiano: più si soffermano sui materiali, più cercano di dare un senso agli oggetti, più le loro capacità erotiche saranno accettabili. Vietare l’ingresso agli uomini che tengono le mani in tasca o a quelli che fanno la manicure: spesso sono dei bugiardi.