Ricordo più con il naso che con gli occhi e capita nei momenti più imprevedibili, mentre faccio la spesa o stendo il bucato, che l’immagine olfattiva di un evento mi riempia le narici di ricordi.
Il primo ricordo è su mia madre. Ricordo anche il momento in cui riconobbi il suo odore. Eravamo al supermercato. Lei spingeva il carrello dentro il quale stavo seduta, ancora capace di entrare in una di quelle sedute per bambini di cui sono provvisti i carrelli. Il mio naso attaccato al suo petto.
“Odori di tonno umano” dissi, e non so cosa intendessi dire. Ancora oggi è l’unico aggettivo olfattivo che mi viene in mente per descrivere l’odore di mia madre. La riconoscevo lì, in quell’essenza dal significato misterioso.
Il secondo ricordo olfattivo riguarda le bambole. Sbrodolina odorava di vaniglia chimica. La Barbie odorava di protesi dentale. Il Pinocchio di legno alto più di me odorava di legno, appunto, di faggio.
Il terzo ricordo è su un ragazzino che si chiamava Adriano e aveva undici anni come me. Come per “tonno umano” non riesco a spiegare perché mi piacesse l’odore dei suoi occhi. Li aveva gialli e profumavano di fiori. Io ad Adriano volevo baciare gli occhi, ma lui non voleva e mi baciava le labbra deliberatamente serrate.
Dei miei cinque sensi, quello più sviluppato è l’olfatto. Non mi piace catalogare gli odori, dividerli in buoni e cattivi. Piuttosto, riconosco la bontà di una persona e di un oggetto dall’odore che emana. Non mi fido degli occhi, ma dell’odore. Mi innamoro di un uomo solo se ha un odore convincente. Non mi interessa che si cosparga di costosi profumi, anzi se sono in confidenza lo spingo ad abbandonare la malsana pratica di profumarsi con essenze comprate in profumeria. Normalmente l’odore vero e sincero di un uomo si sprigiona dal suo collo. E’ l’unica parte incontaminata. Ma, anche in questo caso, se si entra in confidenza, è possibile riconoscere il suo odore originale annusando alla base dei testicoli. Come è vero che ogni individuo è diverso dall’altro, è altrettanto vero che non esiste odore di testicoli uguale all’altro. Ho allontanato molti uomini validi per via del loro odore, o meglio per la mancanza di odore. Se non mi arriva alcun tipo di aroma, so che per quanto impegno possa dedicare alla mia storia, non riuscirò mai a condividere una piena intimità con l’altro. Al contrario ho amato moltissimo uomini poco raccomandabili carichi di magnifico odore, al punto che anche quando la storia era finita mi sembrava assurdo dover fare a meno del loro profumo più che di loro stessi. L’odore individuale può cambiare, dipende dalla condizione psicofisica in cui ci troviamo. O, ancora, può cambiare la percezione olfattiva che abbiamo dell’altro. Il mio primo grande amore mi convinse ad amarlo concedendomi il suo collo. Mi innamorai di lui grazie al suo profumo, e adorai quel profumo fino a che rimasi innamorata, diversi anni dopo. Quando smisi di amarlo come dovrebbe amare un’amante, il suo odore cominciò a disturbarmi al punto da sentirmi a disagio ogni volta che mi avvicinavo per abbracciarlo. Non era puzza, ma in quell’odore io non riconoscevo più lui.
Mi chiedo spesso che effetto faccia il mio odore sugli altri. Io non uso profumi e preferisco i saponi neutri senza aromi aggiunti, così come gli shampoo. Mi piace che gli altri mi sentano esattamente per quello che sono. Mi piace l’odore del mio sudore, ma posso capire che qualcun altro possa non apprezzare. Mi odoro spesso le ascelle e mi piace sentire l’odore delle mie mutande usate. Annuso le mie spalle, strofinandoci contro il naso. Quando ero bambina e capace di contorsioni eccezionali mi annusavo i piedi. Sono atti di riconciliazione, gesti d’affetto verso la secrezione spontanea della mia privata natura.
Da bambina avevo paura che, crescendo, il mio naso sarebbe diventato come quello di mia madre o di mio nonno, narici profonde e fumanti furia. Non ho un’esatta percezione visiva del mio naso, giacchè come per tutti accade osservarsi il naso allo specchio è un’impresa non facile. Bisogna mettersi di profilo e per gli occhi è uno sforzo, e non si riesce comunque ad avere una visione esatta. Fotografare il proprio naso è molto difficile, è l’unica protuberanza del nostro corpo, l’unica parte veramente tridimensionale non poggiata su un piano.
Io, il mio naso, è come se non lo avessi. Intendo nella mia faccia. Quando penso alla mia faccia non la penso mai provvista di naso.
Però odoro.